Dopo più di un mese di interruzione, riprende la rubrica di “Anniversari del Rock” e per di più con un appuntamento speciale. Maggio è finito da pochi giorni e tornare in pista nel migliore dei modi, affronteremo questa volta tutti i più importanti anniversari che abbiamo avuto nel mese scorso. Non potendoci soffermare eccessivamente su ognuna delle uscite e degli artisti citati, definiamo questo speciale come “Light“, perchè daremo solo qualche rapido cenno su ogni avvenimento sul quale ci soffermeremo, per avere la possibilità di includerli tutti.
Diamo il via a questo special e Let’s Rock!
Poison: Open Up and Say… Ahh! (3 Maggio 1988)
Apriamo con una delle più celebri band Hair Metal americane è quella dei Poison. Nati nel 1983, dopo 10 anni di attività si sciolsero, per poi tornare insieme nel 1998 e tutt’oggi sono ancora insieme. Saliti al successo nell’86 con l’album di debutto “Look What the Cat Dragged In”. Formati da Breath Micheals (voce), Bobby Dall (basso), Rikki Rockett (batteria) e C.C. DeVille (chitarra), il gruppo è passato da uno stile libero e festaiolo ad uno più maturo, influenzato da generi come il Blues. Vincitori di più premi, hanno all’attivo 15 album.
Il loro 3° album, “Open Up and Say… Ahh!” ha compiuto 30 anni il 3 Maggio. Di genere prevalentemente Glam Metal, al suo interno vi sono brani come “Nothin’ but a Good Time“, “Fallen Angel” ed “Every Rose Has Its Thorn“. Vincitore dei dischi di oro e platino e con oltre 8 milioni di copie vendute in tutto il mondo, l’album si posizionò al 2° posto della Billboard Top 200.
Litfiba: Litfiba 3 (5 Maggio 1988)
Facciamo una capatina in Italia con una delle band nostrane, i Litfiba. Nati nel 1980 sono portabandiera della New Wave italiana, mescolando abilmente le sonorità mediterranee con i suoni cupi della musica straniera. Nonostante i periodi di pausa e i cambi obbligatori di formazione, il gruppo è rimasto in attività per quasi 40 anni, con all’attivo 26 album tra Studio e Live.
Il 4° album della band, “Litfiba 3” ha festeggiato il 5 Maggio il suo 30° anniversario. Considerato il conclusore della trilogia comprendente i precedenti “Desaparecido” e “I 17 re“, è il disco più politico del gruppo. Al suo interno, abbiamo brani come “Paname” e “Cuore di vetro“. Dal titolo iniziale “Prigionieri“, scartato poi all’ultimo, l’album si discosta dalle sonorità New Wave tipiche della band fino ad allora, passando ad un Hard Rock più aggressivo, con testi più semplici e diretti.
Rainbow: Long Live Rock n’ Roll (7 Maggio 1978)
Torniamo in Inghilterra con i Rainbow. Fondati nel 1974 da Ritchie Blackmore, chitarrista dei Deep Purple, la band è diventata famosa per l’accostamento della musica Hard Rock alla musica classica e per le doti virtuosistiche dei suoi componenti. Unite ai testi con tematiche fantasy adottate nei loro pezzi, rendono il gruppo nel suo genere. Dalla formazione altalenante, la band ha affrontato numerosi cambi di membri, separazioni e reunion, ma con 26 album in totale, sono considerati tra i più grandi gruppi Progressive e Metal di tutti i tempi.
“Long Live Rock n’ Roll“, il loro 3° album, ha compiuto 40 anni il 7 Maggio. In tale disco possiamo assistere ad uno dei tanto citati cambi di formazione, dove vediamo Bob Daisley e David Stone entrare a far parte della band. Nonostante non sia un successo commerciale, è considerato un capolavoro musicale, con brani come la velocissima “Kill the King“, la ballata “Rainbow Eyes“, e l’orientale “Gates of Babylon“.
The Stranglers: Black and White (12 Maggio 1978)
Sempre restando in Inghilterra abbiamo la band Punk Rock degli Stranglers. Nati nel 1974, furono fondanti dal chitarrista e cantante Hugh Cornwell, il batterista Jet Black (Brian Duffy), il bassista (e voce) Jean Jacques Burnel e il tastierista e chitarrista Hans Warmling. I loro brani, dai temi scottanti, sono sempre stati accolti bene dalla critica e con quasi 45 anni di carriera hanno all’attivo 55 album.
A compiere ben 40 anni il 12 Maggio, è stato il loro ultimo album “Black and White“. Diviso in due parti, il lato “black” e quello “white” per l’appunto, ognuno con tipologie di brani diverse (pezzi come “Curfew” e “In the Shadow” nel lato black e “Tank” e “Outside Tokyo” in quello white). Questo ha dato alla band la possibilità sia di rimanere su pezzi tradizionali sia di tentare nuovi esperimenti.
Lenny Kravitz: Five (12 Maggio 1998)
Un salto in America con Lenny Kravitz. Cantante e polistrumentista, inizia la sua carriera nel 1988, ascoltando artisti del panorama Rock-Pop e ispirandosi a colleghi quali John Lennon, Jimi Hendrix, Elton John e Prince. Con 30 anni di carriera e 12 album all’attivo, ha vinto numerosi premi tra Grammy, MTV Music Awards e molti altri, oltre ad aver avviato una parallela carriera da attore.
E, ironia della sorte, è il suo 5° album, “Five” a celebrare il 20° anniversario. Vincitore di 2 Grammy e di un disco d’oro, l’album, che ha aiutato Kravitz a diventare famoso anche in Europa, è celebre per brani come “Fly Away“, “Thinking of You” e “I Belong to You“.
Sonic Youth: A Thousand Leaves (12 Maggio 1998)
Gruppo istituzione della scena Alternative Americana e Mondiale, i Sonic Youth. Fondati nel 1981 da Kim Gordon, Thurston Moore, Lee Ranaldo e Steve Shelley, si sono sempre distinti per elementi come le improvvisazioni, le accordature alternative, le chitarre preparate e la demolizione delle barriere che separavano assoli di strumenti ritmici e solisti. Sono rimasti insieme per 30 anni e prodotto fino a 20 album.
Il loro 10° album, “A Thousand Leaves” ha compiuto il 12 Maggio 20 anni. Musicalmente considerato più espansivo e rilassante rispetto ai precedenti lavori, con meno feedback e più chitarra e improvvisazione, il titolo dell’album è ispirato dal libro di Walt Whitman “Leaves of Grass“.
Come i precedenti album della band, “A Thousand Leave”s contiene anche canzoni che trattano ruoli di genere e stereotipi. “Female Mechanic Now on Duty“, è una reazione a come i giornalisti classificano i musicisti femminili. Allo stesso modo, in “The Ineffable Me“, si esprime l’opposizione a tali limiti e “Karen Koltrane” parla di un amante dei tempi del college. “Sunday” è generalmente considerata la canzone più accessibile dell’album ed unico singolo tratto dal disco.
L’album raggiunse il posto 85 nella Billboard Top 200 degli Stati Uniti e il 38 nell’album UK Chart.
Frank Zappa: Lumpy Gravy (13 Maggio 1968)
Frank Vincent Zappa è stato un compositore e musicista statunitense. Artista poliedrico, era in grado di suonare, chitarra, basso, tastiera e batteria. Le sue influenze artistiche spaziano tra generi come Rock, Blues, Jazz, Fusion, Progressive, Musica sperimentale e d’avanguardia. Considerato uno dei più grandi geni della musica del 900, gli album pubblicati a suo nome sono ben 117. Il suo stile musicale era incredibilmente variegato, quanto complesso da comprendere e da inquadrare in uno schema ben preciso. Indipendentemente da ciò, Zappa è stato fonte di ispirazione per numerosissimi musicisti di ogni generazione e di ogni genere. Dream Theater, Ramones, Primus, persino Paul McCartney e italiani come Caparezza ed Elio e le Storie Tese sono stati influenzati da lui.
Il 1° album da solista di Frank, “Lumpy Gravy“, ha festeggiato il 50° anniversario. Ideato a partire dal 66, il disco uscì inizialmente in versione orchestrale, ri-arrangiata successivamente per il pubblico di massa in normali brani seguiti da monologhi surreali. Prodotto contemporaneamente con “We’re Only in It for the Money“, Zappa ha concepito “Lumpy Gravy” come la seconda parte di una continuità concettuale in cui ha in seguito incluso il suo album finale, “Civilization Phaze III“.
Successivamente è stato inserito nel progetto chiamato No Commercial Potential, che comprendeva altri tre album: “We’re Only in It for the Money”, “Cruising with Ruben & the Jets” e “Uncle Meat”.
Blind Guardian: Battallions of Fear (17 Maggio, 1988)
Abbiamo poi i Blind Guardian. Gruppo Power Metal tedesco, iniziano la loro carriera nel 1984 e dopo pochi anni, raggiungono il successo grazie ad album come “Somewhere Far Beyond“. Soprannominati “i Bardi“, molti dei loro brani e testi sono ispirati a temi fantasy, come gli scritti di J.R.R. Tolkien. La loro musica è caratterizzata dalle veloci chitarre elettriche e dalla doppia cassa martellante, tipici del power metal, oltre che l’uso dell’overdub per creare un suono estremamente denso ed “epico”. In quasi 35 anni di attività, hanno prodotto quasi 20 album e sono diventate delle vere icone musicali del loro genere.
“Battalions of Fear” l’album di debutto del gruppo, ha compiuto 30 anni il 17 Maggio. Di genere Speed Metal, in esso mancano molti degli aspetti stilistici che avrebbero segnato la musica della band negli anni successivi, concentrandosi maggiormente sulla velocità e sull’aggressività. Il brano di apertura “Majesty” rimane uno dei preferiti dei fan ed è spesso presente nelle esibizioni dal vivo della band. Il disco è colmo di citazioni, sia tematiche che musicali, a scrittori e musicisti non contemporanei.
Judas Priest: Ram It Down (17 Maggio 1988)
I Judas Priest sono una delle più importanti band metal di sempre. La loro fama ed influenza ha permesso loro di guadagnarsi l’appellativo di Metal Gods. Fondati nel 1969, hanno pubblicato 42 album in 23 anni di attività e venduto oltre 50 milioni di copie. Molti li considerano come la seconda band metal più importante della storia dopo i Black Sabbath. Sono stati tra i primi gruppi ad utilizzare le chitarre doppie.
“Ram It Down” è l’11° album della band e ha compiuto 30 anni il 17 Maggio. Il disco vede un certo distaccamento dal suono più sperimentale ed accessibile del precedente lavoro in favore di un buon ritorno all’heavy metal classico dei capolavori “Screaming for Vengeance” e “Defenders of the Faith“. Nonostante alcune ottime tracce in esso contenute e la vincita di 2 dischi d’oro, l’album non ebbe il successo sperato, tant’è che da un punto di vista commerciale il lavoro vendette pochissimo rispetto ai precedenti, non riscuotendo un buon apprezzamento neanche dalla critica specializzata.
The Kinks: Misfits (17 Maggio 1978)
Una delle rock band più popolari in Inghilterra negli anni 60 erano The Kinks. Formati nel 1963, sono considerati tra i pionieri della British Invasion e tra gli artisti più influenti nel panorama della musica leggera del 900. Dallo stile inizialmente Blues ed R&B, passarono presto ad uno più Hard e Punk, fino a diventare successivamente delle vere e proprie icone delle musica inglese, definibili come “puramente britannici”. Nonostante non abbiano ottenuto fama pari ai loro colleghi come Beatles e Rolling Stones, hanno influenzati gruppi punk rock come Ramones, The Clash, e The Jam, band heavy metal quali Van Halen, artisti poliedrici come David Bowie, gruppi glam rock e, soprattutto, gruppi britpop come Oasis, Blur e Pulp. Con quasi 30 anni di carriera ed album sulle spalle, sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame.
Il 19 Maggio, il loro 16° album, “Misfits” ha compiuto il 40° anniversario. Dopo il minor successo di “Sleepwalker” negli Stati Uniti, Misfits presentava uno stile più orientato al rock rispetto a molti altri dischi degli anni ’70. Il singolo di debutto estratto dall’album, “A Rock ‘n’ Roll Fantasy“, è stato un successo in america, raggiungendo il numero il 30° posto in classifica.
Van Halen: OU812 (24 Maggio 1988)
Già in precedenza abbiamo parlato in uno speciale dei Van Halen. Fondati nel 1972 dai Fratelli Van Halen e guidati da David Lee Roth, con l’uscita del loro primo disco “Van Halen“, salgono finalmente alla ribalta, con un successo ineguagliato dai loro successivi album degli anni 80. Band da record, che in 45 anni dai carriera ha ottenuto risultati eccezionali. Due dischi di diamante, un posto nel Guinnes dei Primati per il maggior numero di prime posizioni nella Mainstream Rock Tracks; il chitarrista, Eddie Van Halen si è aggiudicato l’8° posto nella lista dei 100 migliori chitarristi e il suo assolo in “Eruption” al 2° posto tra i migliori assoli di chitarra di sempre. Con 15 album all’attivo e 56 milioni di dischi venduti, i Van Halen hanno un posto di riguardo nella Rock and Roll Hall of Fame.
A compiere l’importante anniversario è stato i loro 8° album, “OU812“. Dal titolo traducibile con “Oh, you ate one too“, riferimento ironico al nome del primo album del cantante David Lee Roth, Eat ‘Em and Smile, il disco è stato dedicato a Jan Van Halen, padre di Eddie e Alex, scomparso poco prima della pubblicazione del disco. Per quanto concerne lo stile musicale, OU812 segue la strada del suo predecessore, affiancando a brani hard rock o heavy metal (come “Black and Blue“, “Source of Infection” o “Cabo Wabo“) altre canzoni dalle sonorità di più facile ascolto in cui le tastiere sono usate più ampiamente (soprattutto “Feels So Good” e “When It’s Love“). Accettato mediamente dalla critica, l’album è stato vincitore del disco d’argento e di platino.
Bob Dylan: Down in the Groove (30 Maggio 1988)
Ultimo, ma non per importanza, una delle figure più leggendarie della storia della musica rock: Robert Allen Zimmerman, meglio noto come Bob Dylan. Icona leggendaria della musica Folk e Rock, ha alle spalle una carriera di quasi 60 anni, durante la quale è diventato anche un rappresentante di generi come Country, Blues, Gospel/Spiritual, Rock and Roll, Rockabilly, Jazz e Swing, ma anche musica popolare inglese, scozzese e irlandese. Musicista, compositore, scrittore e poeta, è vincitore di numerosi riconoscimenti (tra cui Oscar, Grammy e Golden Globe) e persino di un Premio Nobel. Il “Cantastorie” è stato insignito “per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”. Con 61 album pubblicati, è stato inserito nella classifica di Rolling Stones dei 100 migliori artisti di sempre al 2° posto.
Il suo 25° album, “Down in the Groove” ha compito 30 anni il 30 maggio. Si tratta del secondo album consecutivo di Dylan a ricevere recensioni negative quasi unanime. Il disco si incentra su un periodo in cui l’artista stava vivendo un crollo; le vendite furono state deludenti, raggiungendo solo il 61° posto negli Stati Uniti e il 32° nel Regno Unito. Un aspetto unico dell’album è stato il tour di tipo “garage rock” che è seguito. Il tour precedente di Dylan ha avuto una forte enfasi sulle apparizioni degli ospiti per consentire uno spettacolo a tema più vario. L’aspetto che lo rende leggendario è che molti lo considerano come “il peggior album mai realizzato da Dylan“.